L'età della crisi
(dalla fine dell'800 al 1920)
La reazione al Positivismo: le cause
Verso la fine dell'800 l'atmosfera culturale europea si
caratterizza per una decisa reazione
al Positivismo: si
rimette in discussione da un lato il valore assoluto della scienza e l'idea
che la conoscenza scientifica sia l'unica forma di conoscenza valida,
dall'altro la convinzione che il metodo per eccellenza sia quello
sperimentale, utilizzato e codificato dalla scienza fino a quel momento.
Le cause di questo atteggiamento antipositivistico vanno
rintracciate nella debolezza delle concezioni generali del mondo che il
Positivismo, specie nella sua forma evoluzionistica, aveva prodotto
nella II metà dell'800.
Tali concezioni si fondavano sull'idea che la scienza avrebbe
risolto ogni problema della società e che il mondo, naturale e umano,
si sarebbe evoluto secondo una legge necessaria del progresso. Le
ricerche scientifiche particolari portate avanti con rigore, invece ,
avevano evidenziato come alla base delle generalizzazioni dei
Positivisti ci fossero presupposti metafisici privi di valore e quindi
avevano finito per rimetterle decisamente in discussione.
La situazione storica, inoltre, non confermava affatto le previsioni
ottimistiche del Positivismo: il progresso scientifico e tecnologico non
solo non aveva risolto i problemi della società, ma in qualche modo
aveva contribuito ad aggravarli, visto che la questione sociale si
era ingigantita e fatta drammatica con la II rivoluzione industriale e
comunque sull'Europa si addensavano grosse nubi, che di lì a poco
sarebbero sfociate nella I guerra mondiale.