S. Freud
La teoria della sessualità
La sessualità, che è a fondamento della personalità, è
intesa da Freud non come genitalità (che esclude ogni possibilità di
sessualità infantile), ma come "libido",
come insieme di pulsioni generalmente sessuali che si contrappongono a
quelle di morte (Eros/ Tanathos).
Nell' infanzia essa si organizza via via ponendo in primo piano una determinata zona erogena e dando origine a tre fasi: orale, anale, genitale, durante le quali il bambino non soddisfa solo bisogni fisiologici primari (es, il bisogno alimentare nella fase orale), ma anche la pulsione sessuale.
Connessa alla sessualità infantile è l'individuazione dei "complessi", insiemi strutturati di rappresentazioni, ricordi, pensieri in buona parte inconsci e dotati di grande forza affettiva che si formano nell'infanzia e interferiscono nella vita psichica dell'adulto.
In particolare, Freud individua come "complesso nucleare delle nevrosi" il "complesso di Edipo".
Esso riproduce il mito del re Edipo, che, inconsapevolmente, uccise il padre e sposò la madre e rappresenta l'attaccamento sessuale verso il genitore di sesso opposto e il desiderio di morte del genitore dello stesso sesso.
Il "complesso di Edipo" si sviluppa tra i tre e i cinque anni, si afferma pienamente durante la fase "fallica" (in cui le pulsioni vengono subordinate al primato degli organi genitali), viene rimosso durante il "periodo di latenza" ( in cui si formano le istanze del Super-Io) e si riattiva durante la pubertà, quando viene superato attraverso l'interiorizzazione del divieto. Se ciò non avviene, esso diventa elemento patogeno di tutta la vita psichica.