L'età dei totalitarismi
(1920-1945)
La situazione economica
Durante gli anni '20 l'Europa e il mondo si avviano
faticosamente a risolvere i problemi determinati dalla II guerra
mondiale.
Nel '29, però, sull'Occidente capitalistico si abbatte una
catastrofica crisi economica (il "crollo
di Wall Street") che, iniziata negli USA, si propaga
immediatamente anche sull'Europa facendo sentire i suoi effetti non solo
nel campo economico, ma anche nel campo politico (dando una spinta
decisiva alla decadenza dell'Europa liberale e compromettendo gli
equilibri internazionali) e nel campo sociale (determinando un aumento
massiccio della disoccupazione).
Il crollo della borsa di New York (con la corsa alle vendite e la
precipitosa caduta del valore dei titoli) determina l'annullamento
di molte fortune colpendo inizialmente i ceti ricchi. Riducendosi però
la capacità di acquisto e di investimento, esso finisce per avere
effetti disastrosi sull'economia dell'intero paese e sul sistema
economico mondiale.
Gli effetti in tutto il mondo occidentale sono: la contrazione
degli scambi commerciali, l'attuazione di una politica
protezionistica da parte dei vari Stati, la recessione
economica e, quindi, la disoccupazione.
Per dare soluzione a tutti questi problemi, il presidente degli USA,
F.D. Roosevelt porta avanti il "New
Deal", una politica economica che si caratterizza per un
energico intervento dello Stato nell'economia e per ardite riforme
sociali a sostegno dei ceti più deboli.
In tutti gli altri paesi, la "Grande Crisi" determina
nuove forme di intervento dello Stato in campo economico ("capitalismo
diretto").
In Italia c'è l'assunzione da parte dello Stato fascista del ruolo
di soggetto attivo dell'espansione economica.
La ripresa è molto lenta: un vero rilancio produttivo si ha solo
alla fine degli anni '30, quando l'economia viene orientata verso la
produzione bellica.